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TAKE PLACE! L'arte occupa la città
12 / 12 / 2013

 

TAKE PLACE! è un progetto espositivo ideato da due giovani lavoratrici dell’arte, una curatrice ed un’artista accomunate da una stessa passione: promuovere e valorizzare le nuove ricerche artistiche contemporanee tese all’innovazione e alla sperimentazione, coinvolgendo lo spettatore.
Performance, installazioni e video, dal forte impatto visivo ed emotivo, con TAKE PLACE! incontreranno il pubblico fuori dai tradizionali circuiti di diffusione dell’arte, allestite con l’intento di suscitare nello spettatore stupore e indurlo a porsi punti interrogativi, senza mai suggerirne la risposta. Sono opere che parlano di disagi comuni e quotidiani, critiche nei confronti di una chiusura verso i linguaggi artistici, nei confronti di quell’arte non più spirituale, bensì commerciale, che non genera più domande.
La locuzione Take Place nasce da uno studio semantico del termine inglese place, e assume il significato di “avvenire”, “aver luogo”, “prendere posto”.
La scelta di tale espressione non è altro che una riflessione sul concetto di occupare, vivere, riassegnare una nuova forma alle strade ed agli spazi commerciali abbandonati, utilizzando l’arte contemporanea come valore aggiunto. Dunque esserci tutti insieme, partecipare, sostenerci per valorizzare la città di Macerata. A confrontarsi tra le varie forme espressive sono artisti emergenti o già affermati nel panorama artistico contemporaneo, che offrono l’opportunità di vivere e far rivivere ai cittadini questi luoghi con una diversa identità.

Le opere in mostra coinvolgono il pubblico in una fruizione partecipativa ed emotiva dell’arte. Un’arte che ripensa in modo nuovo le figure dell’artista, del fruitore e l’opera, dove la collaborazione trasforma l’evento in un percorso di partecipazione attiva e crescita culturale.
Tale progetto nasce dall’intento dei giovani di far sentire la propria voce, senza urlare, arrivando alle persone in modo semplice, bello e diretto, come appunto un’opera d’arte.
TAKE PLACE!, per un giorno soltanto, mette l’arte in vetrina, senza tuttavia svuotarla di significato.
In questo modo sarà possibile offrire al pubblico cittadino un’immagine della città tutt’altro che statica, ma viva e culturalmente in fermento.

 

- Veronica VItali -

 

HORROR VACUI - a cura di Veronica Vitali
01 / 02 / 2014  -  15 / 02 / 2014

 

Horror Vacui, locuzione latina che significa letteralmente “paura del vuoto”, è un evento artistico in cui la costante del bianco nelle tele e nelle installazioni conducono lo spettatore ad una visione del tutto differente del concetto di vuoto, non più alienante e atterrente bensì dimensione altra alla quale avvicinarsi.
Nella percezione comune il vuoto è dato visivamente dal bianco ed a livello uditivo dal silenzio. Tuttavia, in arte e in fisica, il bianco contiene precisamente tutti i colori dello spettro elettromagnetico mentre il silenzio assoluto risulta un’utopia poiché l’atmosfera stessa o il corpo umano producono suoni inevitabili.
Horror vacui presenta opere di diversa matericità, espressione e contenuto, tuttavia ognuna di loro scardina l’accezione comune del bianco, concepito semioticamente come vuoto.
Dunque una mostra paradosso, poiché l’ossessione di riempire un luogo o una tela con colori ed oggetti, appunto l’horror vacui, si placa “colmando” lo spazio espositivo con materia sonora e con opere di colore bianco, simbolo del nulla e del tutto.
Il comportamento di “rifuggire il vuoto, riempiendolo con quanto a disposizione” non deve connotarsi in modo negativo. Tale meccanismo è spesso molto fecondo, poichè costringe le persone a pensare, ad esplorare nuove alternative, attivando quel processo di generazione di nuove soluzioni che sta alla base del cambiamento.
È questo il motivo per cui si è scelto l’evento Horror Vacui per inaugurare Punto. Temporary Gallery, uno spazio indipendente dedicato alla cultura e all’arte contemporanea, aperto ai giovani lavoratori dell’arte.

 

- Veronica VItali -

 

OCCUPAZIONE DI SPAZIO - personale di Federico Borroni
15 / 02 / 2014  -  18 / 02 / 2014

 


La ricerca artistica di Federico Borroni verte sullo spazio e sulla materia come tracce utili per stimolare chi osserva, come tracce visibili che non necessitano di spiegazioni forzate.
Nonostante la forma materica appaia rinchiusa nello spazio circoscritto della tela, l’artista sfida ogni concetto schematico delimitante rendendo la materia palpitante attraverso schizzi, sovrapposizioni, graffi, tagli e bruciature.
Lo spazio della superficie pittorica, ma anche quello generato dai buchi e dagli strappi, donano una sensazione di tridimensionalità, “d’utopica apertura”, consentendo allo sguardo di trapassare la trama reticolare ed intravedere quel mondo sconosciuto nel retro della tela.
Il suo percorso artistico conduce ad un unico intento: donare libertà interpretativa allo spettatore per aprire con lui un dialogo, per stabilire quel rapporto intimo con l’opera, dove solo le emozioni, e non le parole, ne traducono l’essenza.
L’opera viene creata per essere in grado di comunicare da sola, senza più un artista che la descriva.
L’opera diviene un’alterità, che si afferma in modo autonomo, misterioso, stimolante.
Occupazione di spazio è il primo appuntamento del ciclo espositivo di Punto. Temporary Gallery, relativo alle tesi di laurea dei giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Macerata.

- Veronica VItali -

 

CROSS MY PRESENT - a cura di Veronica Vitali
22 / 02 / 2014  -  08 / 03 / 2014

 


Cross my present indaga la possibilità di penetrare negli angoli oscuri del reale per portare alla luce ciò che non sempre è visibile, anche quando è lì, davanti agli occhi di tutti.
Sono due artisti a confronto, ad affrontare questo difficile compito, così vicini nella poetica sottesa, così lontani nell’estetica e nelle tecniche impiegate.
Giuliano Mammoli e Beniamino Strani presentano installazioni, in cui si avvalgono degli oggetti come icone svuotate del loro significato originario per comunicare il senso aulico, delicatamente apparente, delle loro opere.
Obiettivi, di Mammoli, e Three hundred missing, di Strani, sono lavori di forte denuncia sociale: la prima in riferimento alle violente vicende della guerra del Kosovo, la seconda alle innumerevoli vittime della faida mafiosa calabrese.
Lullaby (di Beniamino Strani) e Bozzoli (di Giuliano Mammoli) nascono, invece, come opere più intime ed introspettive, legate all’idea di protezione e di rifugio, metafore della fragilità dell’esistenza.
Filo rosso che avvicina tutte queste installazioni è il ripetersi degli stessi elementi, tuttavia non in maniera seriale, ma anche il rimarcare concetti e vicissitudini di forte impatto sociale e culturale.
Lo strumento della ripetizione diviene, così, atto creativo, di rinvigorimento o di rinnovo di significato, necessario per sollecitare la memoria a non dimenticare, fondamentale per superare il passato ed interiorizzare il presente come flussi continui di creazione e distruzione.

 

- Veronica VItali -

 

65% ACQUA - a cura di Veronica Vitali
03 / 04 / 2014  -  08 / 04 / 2014

 


Il titolo, sebbene concettuale, enuncia didascalicamente come l’acqua sia l’elemento essenziale e di congiunzione fra tutte le opere in mostra.
Il 65% è la percentuale media d’acqua dell’organismo umano, dunque, più di ogni altro elemento, si carica di significati legati all’origine della vita e rappresenta per eccellenza il principio vitale della natura. Ogni essere vivente ha avuto origine nell’acqua, la più maternale delle forme, il più femminile degli elementi, capace di creare un ponte tra lo spirito e la materia, di favorire le relazioni e la comunicazione, poiché in essa il nostro concetto di spazialità muta e tendiamo maggiormente alla condivisione.
Esistono delle connessioni profonde tra le parti interne del corpo umano, innescate sempre attraverso l’acqua. Ne è un esempio calzante l’importanza dei liquidi corporei. Inoltre l’acqua, tra tutti, è l’elemento che più si avvicina all’uomo per la sua analogia con la scorrevolezza (Bachelard): la vita dell’uomo scorre così come scorre un fiume nel suo letto.
Il divenire, inteso come mutamento, movimento, scorrere senza fine della realtà, perenne nascere e morire delle cose, implica un cambiamento non solo nello spazio, ma anche nel tempo.
Dunque, filo rosso fra le differenti installazioni è il panta rei, quel perenne fluire che tutto trasforma e nulla distrugge, quell’incessante cambiamento che investe, in primis, il corpo umano nella sua fisicità e temporalità. Dai calchi di piedi in ghiaccio che si sciolgono, a sculture o video che rimandano alla visceralità corporea, 65% acqua mette in mostra la forza e l’incalzante simbolismo di uno dei quattro elementi costitutivi dell’universo: l’acqua.
Se le scienze, la letteratura, la religione e la filosofia non hanno potuto fare a meno di interessarsi, sotto vari aspetti, all’acqua come simbolo di purezza, certamente la produzione artistica ha, sin dall’antichità, subìto il suo fascino .
Punto. Temporary Gallery ha scelto l’arte contemporanea per testimoniarne l’attuale potere semantico.


- Veronica VItali -

 

64 KAMASUTRA ARTBOOK
11 / 04 / 2014  -  13 / 04 / 2014

 


In una società sessualmente bipolare, l'amore si rinnega ma se ne parla in termini profetici, il sesso è tabù ma non si vede altro in giro, la nudità è volgare ma allo stesso tempo è oggetto di morboso voyeurismo malcelato. E paradossalmente dire kamasutra ad alta voce, equivale ad una affermazione scabrosa.
Il Kāma Sūtra è uno dei più antichi testi indiani, la bibbia dell'amore nella letteratura sanscrita, risalente a più di 2000 anni fa ed attribuito all'autore hindu Vātsyāyana. Un testo filosofico pregno di valori sociali e sacri, che tutto è fuorchè pornografia e che spesso viene liquidato come raccolta di meccaniche posizione sessuali.
Introdotto in Europa a fine Ottocento dall'esploratore e traduttore inglese Richard Burton, il testo del kamasutra è stato oggetto di innumerevoli versioni, più o meno autorevoli, ironiche, parodistiche, scientifiche, guadagnandosi il podio dei termini più abusati di sempre. Alla lunga pila di edizioni, da oggi si aggiunge una versione, un pò diversa, creativa, originale: 64 Kamasutra Artbook.
L'idea è di Francesca Protopapa, che ha voluto creare una variante “artbook” del Kamasutra, rivisto e reinterpretato attraverso gli occhi e le matite di 64 giorvani artisti, illustratori, fumettisti e street artists internazionali. Gli autori hanno lavorato in totale libertà stilistica, secondo il proprio percorso artistico. La loro ispirazione prende forma sia dall'iconografia delle posizioni che dal potere evocativo dei nomi che esse portano nel libro.
E allora siete pronti a lasciarvi sedurre dai disegni e colori che popolano i sogni umani più voluttuosi?
Punto Temporary Gallery si è lasciata rapire dal fascino dei colori e dei disegni sensuali ed inebrianti di questo libro, offrendosi come uno dei tanti contenitori che hanno ospitato, nelle loro mura, le stampe tratte da 64 Kamasutra Artbook, ormai in tour in tutto il mondo.
Perchè, come afferma la curatrice Protopapa, “il piacere non è peccato ma una delle attività fondamentali per il raggiungimento della felicità”.


- Veronica VItali -

 

20121226_082246 - installazione di Nicola Verità
14 / 04 / 2014

 


Le installazioni sonore di Nicola Verità nascono da riflessioni che originano da dati numerici, trasformati in precise frequenze udibili. L'utilizzo del suono è un mezzo per entrare in relazione con l'Universo: unire la sfera scientifica a quella spirituale è frutto di una visione olistica della realtà.
Proporzione, armonia, materia e vibrazione sono dati del reale da cui l'artista parte per alterarne la percezione.
20121226_082246 è il secondo appuntamento del ciclo espositivo di Punto. Temporary Gallery, relativo alle tesi di laurea dei giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Macerata.

- Veronica VItali -

 

interACTION - eco fra culture e differenze
02 / 08 / 2014  -  02 / 09 / 2014

 


interACTION. Eco fra culture e differenze è una trama, una combinazione ed una sintesi fra i concetti di dialogo, apertura, comunicazione, scambio fra costumi e tradizioni differenti, a volte completamente distanti e chiusi verso Paesi ed etnie lontani.
Tale progetto vuole focalizzarsi proprio sull’interazione tra i residenti del luogo, i turisti e le opere d'arte, all'interno di uno storico spazio verde di uso pubblico, con l'obiettivo di renderlo un centro di maggiore aggregazione con i migranti. Punto. Temporary Gallery ha, infatti, accolto l'intento dell'associazione culturale Sciarada di trasformare lo spazio della Villa Fermani in un punto di incontro per i cittadini di tutte le età e provenienze, proponendo incontri in cui la collaborazione trasforma l’evento in un percorso di partecipazione attiva e crescita culturale.
Le opere esposte sono create sul luogo e riguardano differenti linguaggi: scultura, installazione, performance. Il filo rosso, che lega tutti i lavori artistici, verte proprio sull'utilizzo e la reinterpretazione di materiali di recupero, rendendo le opere un unicum con il verde dei giardini, conservando un alto valore dal punto di vista della sostenibilità e dell’impatto ambientale. Un'idea di museo a cielo aperto, immerso nella natura, che consente di avvicinare all’arte contemporanea anche il pubblico dei non addetti ai lavori, nonché di esaltare la bellezza storica tipica della location.
L' evento vuole essere uno stimolo creativo e formativo per i cittadini e i turisti invitati a partecipare e a divenire parte integrante delle installazioni. L'esigenza di veder nascere relazioni tra persone di differenti culture, si associa all'intento di stimolare una riflessione sul legame che si ha con la terra e quindi sul senso di appartenenza al luogo, che si trasforma e diviene comune a tutti.
La stimolazione della creatività e della socialità attraverso una connessione e partecipazione motivata dei cittadini, fa riflettere sul senso di vicinanza per meglio affrontare la vita e la crisi odierna. Sarà così possibile offrire al pubblico un’immagine della città tutt’altro che statica, ma viva e culturalmente in fermento.

 

- Veronica VItali -

 

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